Il mio mal d’Africa

I cieli azzurrissimi, la terra rossa, il verde a volte intenso, a volte sbiadito della natura, difficilmente si riscontrano altrove. Non si dimenticano e si ricordano anche a distanza  di tempo. La nostalgia di questi luoghi è forte e la natura africana nei suoi vari aspetti anche umani ti rimane a lungo nel cuore. Il mal d’Africa colpisce molti viaggiatori che esplorano l’Africa. Ha colpito anche me. E non si può fare a meno di volerci ritornare. E’ una malattia senza medicina, senza guarigione, difficile da spiegare ai “non malati”. La notte in Africa è sublime. Avete mai ascoltato “african skies” di Paul Simon? Provate a farlo prima di partire. Potrebbe essere un buon inizio per assaporare e anticipare  le atmosfere  che s’incontrano in Africa.

“Joseph’s face was black as night
The pale yellow moon shone in his eyes
His path was marked
By the stars in the southern hemisphere
And he walked his days
Under african skies
This is the story of how we begin to remember
This is the powerful pulsing of love in the vein
After the dream of falling and calling your name out
These are the roots of rhythm
And the roots of rhythm remain…”.

La faccia di  Joseph era nera come la notte
La luna di  un colore giallo pallido brillava nei suoi occhi
Il suo sentiero era stato segnato
dalle  stelle dell’emisfero australe
E camminava i suoi giorni
Sotto un cielo africano
Questa è la storia di come si comincia a ricordare
Questa  è  la forza dell’amore che pulsa nelle vene
Dopo il sogno di cadere mentre  chiamo il tuo nome
Queste sono le radici del ritmo
E le radici del ritmo rimangono…

Il cielo in Africa, quello dei grandi spazi aperti, quello dove s’incontra solo e soltanto la natura, lontani dai centri urbani, è senza inquinamento atmosferico. Le stelle sono vivissime e anche la “Via Lattea”, che in Africa viene chiamata la “Grande Schiena della Notte”, dà il meglio di sé, mostrandosi in tutta la sua bellezza. Le stelle sono così vicine sembra quasi di poterle toccare, mentre da noi, offuscate dalle nostre atmosfere urbane, spesso ci appaiono lontane e irraggiungibili. Come si può dimenticare la Natura del Kruger? Il periodo migliore per gli avvistamenti della ricchissima fauna locale è fine agosto. La vegetazione della savana è più arida e spoglia e questo facilita l’osservazione degli animali anche da lontano. Se si è fortunati spesso si notano vicino alle poche pozze d’acqua, ma può capitare anche di non vederli. Il Kruger è incredibile per la sua immensità, non è uno zoo e gli animali vagano liberi. Vanno e vengono, si muovono in un’area grande quasi 20.000 km2. L’alba si rivela uno dei momenti migliori per osservarli e spesso per vivere questa emozione bisogna alzarsi prestissimo, anche alle 5.30 del mattino. Ma ne vale la pena. Le bestie selvatiche che spesso s’incontrano, che osserviamo, che fotografiamo, si rivelano indifferenti al nostro passaggio o guardano l’uomo con curiosità… e il loro sguardo ti rimane impresso negli occhi. La Natura africana, una volta incontrata ti abbraccia felice, e tu non puoi più dimenticarla!



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