Un viaggio in Islanda

 Godafoss, Islanda. Giugno 2011

 

Giugno 2011

Era da un paio d’anni che si aveva intenzione di andare in questa lontana isola dalla natura quasi primordiale. Finalmente quest’anno ci siamo riusciti, programmando un viaggio con il quale avremo fatto il giro completo dell’isola, usando come base i vari Ostelli della Gioventù, che qui sono abbastanza diffusi. Così l’8 di giugno ci siamo imbarcati a Venezia e, dopo un cambio a Londra, siamo finalmente giunti in questo lontano paese. L’arrivo all’aeroporto internazionale di Keflavik  (a pochi chilometri da Reykiavik) era previsto poco prima dell 24.00. Eravamo quasi giunti a destinazione, ma invece del buio, che ci si sarebbe aspettati, si vedeva fuori un’insolito chiarore, poi ecco all’orizzonte spuntare il rosso cerchio del sole! Eravamo ancora in quota, e dai finestrini si poteva scorgere ben oltre la linea dell’orizzonte, al di là della curva terrestre. Quando siamo scesi il sole non si è più visto, ma rimaneva una luce simile al nostro imbrunire. Intanto guardando all’esterno si vedevano pochissime luci, sembrava una terra quasi disabitata. Eccoci arrivati! poche formalità e poi subito all’ufficio del noleggio a ritirare l’automobile che avevamo già prenotato via Internet. Siamo in strada, traffico praticamente nullo, dopo un po’ riusciamo a trovare l’Ostello (sempre già prenotato dall’Italia). La mattina seguente si parte per Reykiavik, vi arriviamo in poco tempo, e poi una breve passeggiata per il centro fino alla moderna  chiesa in cemento posta sulla collina che domina la città. L’aria è alquanto fresca, un vento pungente ci costringe a metterci il cappuccio in testa, saranno 12-13 gradi! Le case sono modeste, le più vecchie sono rivestite di lamiera ondulata, sovente hanno colori vivaci, noto subito che praticamente non esistono terrazze, che con questo clima sarebbero praticamente inutilizzate. Dopo un paio d’ore ripartiamo dirigendosi verso l’interno: la meta è Thingvellir, una spianata lavica coperta da praterie, ove per quasi un millennio qui si riuniva all’aperto l’Althing: il Parlamento dell’isola. Un luogo storico, ma anche impressinante da punto di vista naturalistico: qui infatti si trova la tormentata linea di congiunzione fra la placca del continente americano e quella eurasiatica. La faglia è visibilissima, un lungo e contorto canyon (che ogni anno si allarga di qualche millimetro) la evidenzia in modo inequivocabile, una stradina corre tra le due pareti di roccia e ci consente una passeggiata giusto su questa crepa della crosta terrestre: a pensarci fa un po’ impressione! Qualche decina di chilomettri più avanti si trova il grande geyser di Strokkur, che ogni 10-15 minuti innalza di qualche diecina di metri la sua colonna di acqua bollente. Poi ritornando ci fermiamo vicino al lago di Thingvallavatn, dove all’Ostello passiamo la seconda notte. Certo che ora  parlare di tutte  le attrazioni naturalistiche dell’Islanda sarebbe oltremodo lungo. Le distanze qui sono notevoli, l’isola è pochissimo abitata, a volte si fanno decine di chilometri senza vedere una casa, e quando la si vede è normalmente una fattoria con allevamento di pecore e cavalli, che quando sono fermi si difendono dal fastidio del vento opponendovi il posteriore. Certo qui la natura è aspra, il clima freddo, gli alberi sono rarissimi, nonostante le recenti iniziative di rimboschimento. Ma è forse proprio questa natura estrema, così diversa da quella accogliente a cui siamo abituati, che spinge i turisti ad avventurarsi fin quassù. La zona termale di Hveragerdi la si vede da lontano: quando all’orizzonte si vedono delle montagne con i pendii che fumano. Poi le grandi cascate, dall’enorme quantità  di acqua che si precipita, come Gullfoss, Seljalandfoss e Skogafoss, le nere scogliere di basalto della costa meridionale, fino ad arrivare agli imponenti bracci del ghiacciaio Vatnajokull, che in un punto forma un lago dove si staccano dei piccoli iceberg, che attraverso un breve fiumiciattolo  arrivano poco dopo al mare.  Poi via seguendo i lunghi fiordi della costa orientale, con qualche isolato villaggio di pescatori, fino ad arrivare, dopo varie diecine di chilometri di strada sterrata, alla fattoria di Husey, che funge da Ostello, proprio nella vicinanza di una colonia di foche.  Di nuovo verso l’interno vediamo la grande cascata di Dettifoss, fino ad arrivare a Krafla: un luogo degno  di un girone dantesco! Fumo, vapori, un odore pungente di zolfo, rocce gialle, nere, rossicce, cumuli di sassi da dove fuoriescono vapori bollenti: a volte si aveva l’impressione che, se il fondo del sentiero si fosse improvvisamente rotto, si sarebbe finiti tra le grinfie di qualche demonio che ci aspettava con il forcone! Poi la gigantesca cascata di Godafoss ed eccoci ad Akureyri, il principale centro della costa settentrionale, non lontano si ttrova Laufas, con le case rivestite di torba e che ora sono un monumento nazionale, ma che testimoniano la dura vita che un tempo si faceva a queste latitudini. Poi altri villaggi, scogliere, ghiacciai e infine nuovamente a Reykiavik, per un po’ di turismo più  tranquillo, terminando la vacanza nel centro termale di Laguna Blu. Qui l’acqua calda, già utilizzata dalla vicina centrale geotermica, viene a formare un lago dove ci si può piacevolmente immergere: bar, saune, ristoranti, fanno in modo che questo posto sia la degna ultima tappa del viaggio. Certo che sono stati giorni intensi, abbiamo  percorso più di 2.000 chilometri, alla sera non si usciva quasi mai: il vento freddo consigliava di stare al chiuso, come del resto fanno gli islandesi, poiché il passeggio serale praticamente non esiste. Certo una vacanza molto diversa da come siamo abituati nel caldo e confortevole Mediterraneo!

Alcuni consigli e curiosità:

Gli ostelli sono sempre strutture  accoglienti, molto pulite e confortevoli dove ci si muove tutti obbligatoriamente in ciabatte. Si può scegliere se fare pernottamento + colazione o solo pernottamento. Il prezzo della colazione si aggira in genere attorno ai 9 euro. In alternativa ci si può preparare qualcosa da soli, le cucine a disposizione del visitatore sono ben attrezzate e non sono pochi ad optare per questa soluzione. Alla fine, ovvio, ognuno provvede a pulire le proprie stoviglie. Fare attenzione a quando ci si mette sotto la doccia, l’acqua che arriva è veramente caldissima!
I supermercati sono fornitissimi e quelli con l’insegna del maialino li trovate praticamente ovunque e vi si trova un po’ di tutto. Lo skyr è uno yogurt buonissimo che merita di essere assaggiato. Superconsigliato. Le carte di credito sono accettate ovunque, anche al bar quando si prende un caffe: praticamente si può fare una vacanza in Islanda senza cambiare i soldi. Il vento è quasi sempre assillante. Meglio munirsi di  cuffia di lana per ripararsi la testa, una sciarpa per il collo, un k-way. Abbigliamento consigliato: quello a strati è l’ideale, da non dimenticarsi di portarsi dietro delle buone scarpe da trekking. Se si fa fatica a prendere sonno, sappiate che le finestre non hanno scuri esterni, ma soltanto delle semplici tende che riescono ad oscurare le camere solo parzialmente. Il tenue buio di queste latitudini  dura in estate da mezzanotte alle 4 del mattino. Meglio  quindi avere una mascherina per gli occhi. Sulle strade la velocità massima consentita é di 90 km/h. Le strade sono tutte ben percorribili e abbastanza ben tenute (a meno che non si voglia optare per strade sterrate che vanno verso l’interno) ed è meglio avere sempre una buona carta stradale al seguito. Per notizie varie sull’ Islanda consiglio  questo sito: www.visitreykjavik.is

Qualche altra foto del mio viaggio:

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